Tra i vari testi in libreria, ce ne sono due a cui siamo particolarmente affezionati: “Ascolta. Salmi per voci piccole” di Giusi Quarenghi e Il Cavaliere del secchio di Kafka, pubblicati da Topipittori ed entrambi illustrati da Anais Tonelli.
Nella loro diversità, questi albi ci trasportano in universi a volte onirici, altre volte più misteriosi e notturni, affrontando emozioni e realtà tangibili, che invitano a riflettere sui nostri comportamenti e sulla nostra interiorità.
Abbiamo avuto la fortuna di poter rivolgere alcune domande ad Anais Tonelli. Qui di seguito riportiamo le sue risposte.
1 Anais Tonelli, da Genova a Marsiglia. Nella tua biografa si legge che vivi con due gatti e un
cuoco e che ami ricamare, raccontaci un po’ di te.
Sono cambiate un po’ di cose: intanto sono tornata a vivere a Genova e alla coppia di felini si è
aggiunto un cucciolo di umano che pensa di essere il terzo gatto di casa. All’Accademia di Belle Arti
ho studiato scenografa teatrale, ma quando ho iniziato a frequentare alcuni corsi a Sarmede e a
Macerata ho capito che volevo dedicarmi più seriamente al mondo dell’illustrazione. Il disegno è
sempre stato per me un modo di indagare il mondo, ma anche un rifugio dove rintanarmi quando
avevo bisogno di isolarmi. Quando mi sono avvicinata all’Illustrazione mi sono resa conto di quanto
le immagini fossero capaci di raccontare, di farsi voce, ampliare i confini della parola scritta.
Osservando mio figlio me ne rendo conto in maniera palese, nelle immagini ci ri-troviamo,
ascoltiamo la storia ma ne tracciamo una a volte diversa trovando i nostri ancoraggi, soffermandoci
sui dettagli, gli elementi sconosciuti, sulle possibilità.
Non ho mai smesso di disegnare (un po’ di tutto, ma su richiesta del piccolo bipede sopratutto
galline e biciclette, galline su biciclette, galli e calzini), ma ricamare al momento è la tecnica che più
mi appassiona e sto cercando di capire come utilizzarla a scopo narrativo.
2 “Ascolta” è stato il tuo primo albo illustrato. Una raccolta poetica di 40 salmi riletti da Giusi
Quarenghi, una prova non da poco. Com’è stato lavorare a questo progetto?
Una bellissima avventura, con un sacco di intoppi e salite, ma anche moltissime soddisfazioni.
Ormai ho capito che fare e disfare è parte integrante del mio processo creativo, ma Ascolta era il
primo vero progetto illustrato con cui mi confrontavo e a volte avevo l’impressione di brancolare nel
buio. Costruirlo mi ha portato a conoscermi un po’ più a fondo ed è un libro a cui sono tuttora
legatissima. Per entrare in punta di piedi nel progetto ho studiato con attenzione numerosi codici
miniati, la fase di ricerca iniziale mi entusiasma sempre molto, ma spesso corro il rischio di perdermi
nelle minuzie (non a caso il ricamo e il papercutting sono fra le tecniche che preferisco, con i loro
intrichi di fili e di dettagli) e di metterci molto tempo per trovare la strada giusta.
Le poesie di Giusi Quarenghi erano portentose, leggerle mi metteva in contatto con emozioni e
paure dell’infanzia e per alcuni salmi le immagini sono arrivate in maniera molto nitida sin da
principio, mentre per altri è stato più faticoso trovare una chiave interpretativa che non fosse
didascalica ma lasciasse al lettore l’opportunità di costruire un racconto parallelo. Sin dalla prima
lettura delle poesie ho annotato diverse immagini che le parole evocavano, creando una sorta di
archivio di appunti disegnati dal quale ho poi attinto nelle fasi successive di lavorazione. Il progetto
si è sbloccato quando ho deciso come dividere i testi, quali coppie di poesie potevano funzionare
assieme, quali avevano bisogno di maggior respiro. Una delle sfide più dure del testo era che a
differenza degli albi illustrati tradizionali ogni doppia pagina era un dialogo, ogni salmo era in sé un
microcosmo e ho dovuto trovare un modo per dare armonia all’insieme senza privare i singoli testi
della loro unicità.
3 Anche “Il Cavaliere del Secchio” è un testo ricco e complesso, eppure le tue illustrazioni
restituiscono un universo onirico e, nonostante le tonalità, non freddo. Come hai approcciato la
storia e che difficoltà hai incontrato nel trascriverne il finale.
Anche lavorare a Il cavaliere del secchio è stato abbastanza intricato, ai Topipittori piace mettermi
in difficoltà! Se i salmi nella loro complessità erano caratterizzati dal respiro, il racconto di Kafka era
incalzante e terribile. Non mi ci riconoscevo, mi sembrava durissimo da illustrare. L’unica cosa che
avevo ben chiaro sin da principio era che il colore prevalente sarebbe stato il Blu. Come per Ascolta
ho creato un archivio di immagini che il racconto mi suggeriva, ispirandomi anche all’arte popolare
boema, a tradizioni folkloristiche e ad altri testi di Kafka. Ho accumulato molto materiale, molto
promettente ma anche estremamente frammentario. Il progetto non riusciva a prendere una forma
compiuta e così abbiamo deciso con Giovanna Zoboli e Anna Martinucci di creare una struttura che
potesse contenere questa molteplicità di punti di vista, la materia viva e grezza degli schizzi. La
struttura del libretto d’opera sembrava perfetta per organizzare le immagini: al testo seguono gli
studi dei personaggi, dei costumi, degli oggetti di scena, delle scenografe. Ogni capitolo è così
un’apertura, una finestra sui possibili mondi che il racconto crea, un invito a svelarne il mistero.
4 Tra i vari altri progetti a cui collabori, ce n’è uno in particolare che hai piacere di condividere con
noi?
Un progetto al quale ho avuto il piacere di prendere parte l’estate scorsa è la Grammatica delle
Figure. Tutto è cominciato con una residenza in Valle Camonica ad inizio agosto, Elena Turetti
(Spicca) ha invitato un gruppo di sei artisti con background molto diversi (Alicia Baladan, Sylvie
Bello, DEM, Sara Donati, Noemi Vola ed io) ad incontrare le rocce incise e a mettersi in gioco
testa e mani per immaginare partendo dai segni nuovi mondi. Elena ci ha portato sulle rocce più
volte con il sole e sotto la pioggia battente e i segni si sono nascosti e svelati, ci hanno obbligato a
cercare continuamente punti di vista nuovi, a metterci in ginocchio, a osservare da vicino, a cercare
nelle pieghe della roccia una traccia che avevamo visto aforare e poi sparire. Sono stati giorni
intensi, densi di racconti e di esperimenti, ma anche di momenti di vicinanza e complicità, come
capita quando si condivide parte di un viaggio.
É stata un’ occasione di incontro e sperimentazione unica, dalla quale sono germogliate strade molto
diverse. I risultati delle nostre ricerche visive sono stati esposti per un mese al MUPRE, accanto ai
reperti del museo, ma l’idea condivisa è quella di proseguire il percorso iniziato con la residenza e di
completarlo.
5 Raccontaci delle spille: come è nata l’idea? hai dei personaggi preferiti, a cui sei più afezionata?
quando li disegni o ricami, ti immedesimi mai in loro?
Ho iniziato a ricamare qualche anno fa, stuzzicata da una cara amica che mi aveva mostrato alcuni
suoi bellissimi lavori ispirati alle piastrelle marocchine. Ed è stata una specie di folgorazione, quasi
una febbre. Non appena avevo un po’ di tempo libero lo dedicavo a ricamare. Da bambina avevo
recuperato una serie di fazzoletti e bustine che aveva ricamato la mia bisnonna, li conservavo dentro
ad una scatola, assieme a sassolini, vecchie cartoline scritte fitte fitte e altri tesori. L’idea di
trasformare i miei ricami in piccoli amuleti è nata un po’ da quella collezione di tesori. Mi piaceva
l’idea che altre persone potessero custodire e indossare un minuscolo talismano. Ricamare è un atto
di cura, un’attività tanto minuziosa da avvicinarsi quasi ad un sortilegio d’insetto. A volte mentre
cucio ho l’impressione che ago e filo abbiano una loro volontà, e il gesto ripetitivo si trasformi in una
sorta di dialogo a più voci. Insetti e piccoli diavoletti sono sicuramente fra i miei soggetti preferiti, ho
anche realizzato una serie di rammendi/diavoletti su vecchi abiti e quando li indosso mi sembra di
portare a spasso un segreto. Mi piace trasformare i miei disegni in ricami, vederli prendere forma
poco alla volta e mi piace osservare le persone quando scelgono il loro portafortuna tra coralli,
animali, strane creature, piante. Mi capita di realizzare dei ricami su commissione, il più delle volte
sono destinati a qualcuno di speciale e quell’intrico di fili porta con sé un messaggio, un ricordo che
riguarda due persone, un dono prezioso.
Ringraziamo moltissimo Anais per il tempo che ci ha dedicato e per averci inviato le sue meravigliose spille. Sono di 3 dimensioni, vengono 25, 29 o 36 euro e sono confezionate ognuna nella sua scatolina di cartoncino decorato.
E’ possibile prenotare la propria spilla scrivendo un messaggio via whattsapp al numero +3332483367 indicando il numero assegnatole (che vedete nella foto qui sopra).
Per chi venisse direttamente in libreria, basterà chiedere al personale.
Ovviamente in libreria trovate anche i libri “Ascolta. Salmi per voci piccole” di Giusi Quarenghi e “Il cavaliere del secchio ” di Franz Kafka, illustrati da Anais Tonelli.
sullaluna
Cannaregio, F.ta della Misericordia 2535, 30121 Venezia
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